Accessibilità non fa rima con pietà

Accessibilità non fa rima con pietà

Ma con solidarietà. In questi giorni sto aiutando una signora con gravi problemi di vista a risolvere alcune problematiche inerenti l'uso del computer. Ho insegnato al marito ad utilizzare dei software per convertire tracce audio in MP3 così che lei può ascoltare i suoi libri su CD anche sul suo lettore MP3. Mi sono accorto che i miei sentimenti riguardo alla sua situazione sono privi di quella patina deamicisiana da libro Cuore tutta volemose bene e finto pietismo. Mi sono interessato al suo problema perchè sia lei che il marito non avevano ricevuto l'aiuto sperato da altre persone. Anch'io mi sono trovato spesso davanti a muri di gomma e schiene voltate, così non ho esitato due volte a farmi avanti. Perchè mi sono identificato nel problema, nella situazione. Dipende tutto da questo: dall'identificazione nasce la solidarietà.

La pietà è un'altra cosa: è più un rituale, un compito a casa da svolgere, un pò come salutare sempre solo per pura cortesia. Non c'è identificazione, ma alienazione. Si tratta della stessa immagine evocata da Lucrezio nel De Rerum Natura: noi sulla spiaggia, il mare in tempesta e una persona in balìa delle onde.

Non penso di fare niente di speciale nè di fare il mio dovere: lo faccio e basta senza nessun tipo di riscontro o valore di ritorno. Lo faccio non perchè mi interesso di accessibilità, ma perchè mi sembra giusto farlo.

Tutto qui. Io sono una persona normale che fa cose normali: quando anche l'accessibilità diventerà normale allora sarà davvero un momento da ricordare. :-)

Torna su