Mi sembra che le aziende italiane che operano sul Web siano animate da una sorta di spirito masochistico. Mi spiego: secondo voi lavora più produttivamente uno sviluppatore che sa di avere il contratto in scadenza o uno sviluppatore che non ha questa preoccupazione? Ancora: è più devoto all'azienda uno sviluppatore che vede il suo talento riconosciuto o uno sviluppatore che viene considerato come un generatore semiautomatico di codice? Le aziende si giustificano dicendo che i tempi sono duri, che bisogna stare al passo con la concorrenza e che i giovani devono fare sacrifici. Il punto è che queste giustificazioni non derivano dalla crisi contingente ma sono nell'aria da anni. Risultato? I talenti emigrano e vanno a far crescere il Web di paesi come Germania, Inghilterra, USA e altri. E il loro fatturato.
In questo modo uno sviluppatore si sente frustrato e rende poco. Le aziende sostengono invece che la condizione del precariato è utile perchè stimola lo sviluppatore a produrre di più. Non dicono invece che anche i più stakanovisti molto spesso vedranno terminare il loro contratto senza un rinnovo nè il tanto agognato passaggio al contratto a tempo indeterminato.
Soprattutto, questo atteggiamento è assolutamente autolesionista, perchè se non sai valorizzare un talento dovranno passare mesi o anni prima di riuscire a sostituirlo adeguatamente. In pratica si finirà per assumere cinque persone che cercheranno di coprire, durante la durata del loro contratto, il vuoto lasciato da quello sviluppatore. E quasi mai ci riusciranno.
Nessuno pensa a quello che lo sviluppatore di talento può fare per un'azienda, a quanti progetti altamente remunerativi si potrebbero realizzare con lui/lei in squadra, a quanti clienti veramente importanti si possono raggiungere, a quanti riconoscimenti si possono ottenere. Insomma, a quanti soldi si possono fare con un cavallo di razza piuttosto che con un cavallo da tiro. Ve l'immaginate voi Varenne adibito ai lavori pesanti in una fattoria?
All'estero si scommette sui talenti e i risultati si vedono: qualità e non quantità produce molto. In Italia si scommette sulla quantità e non sulla qualità. Risultato? La mera sopravvivenza nel sottobosco provinciale di un Web sempre più italiota e sempre meno italiano.