Cari sviluppatori jQuery, non prendetevela con le API di Twitter

Cari sviluppatori jQuery, non prendetevela con le API di Twitter

L'11 giugno scorso è stata una data fatidica per le API di Twitter: la versione 1 è stata interamente sostituita dalla versione 1.1. Ciò significa che tutti i plugin jQuery che utilizzavano le vecchie API hanno immediatamente smesso di funzionare. Il messaggio restituito era un errore HTTP 410, ossia Gone. Sebbene Twitter avesse annunciato da tempo il ritiro delle vecchie API, i disagi e le proteste non sono mancati. Tuttavia bisogna capire i perché di questa scelta.

Autenticazione

A livello di distribuzione, le API prive di autenticazione sono un problema. Esse rappresentano un enorme carico di lavoro per poter soddisfare tutte le richieste. Non solo: ciò genera anche il problema dei tool automatici che effettuano molteplici chiamate alle API. Anche se Twitter ha sempre posto un limite al numero di chiamate, tuttavia questo limite veniva superato quasi sempre. E dopo alcuni minuti era possibile effettuare nuovamente le chiamate, il quanto il limite si era riazzerato.

Ora è necessaria l'autenticazione. Se ci pensiamo bene, i plugin jQuery effettuano anch'essi delle chiamate a Twitter. Se un sito riceve 1 milione di visite al giorno, ciò significa 1 milione di chiamate ogni volta che il browser esegue il codice jQuery. E se pensiamo al numero di visitatori collegati in un preciso momento, capiremo che alla lunga questa situazione sarebbe comunque dovuta cambiare.

Progresso

Twitter si sta evolvendo e come tale le sue API devono evolversi con lui. Certamente questa scelta è paragonabile a quella dei browser standard piuttosto che a quella di Internet Explorer, il quale si ostina a mantenere una compatibilità a ritroso con le vecchie versioni utilizzando ben quattro modalità di rendering.

Nuove API significano anche nuove funzionalità. Non si può arrestare il progresso di una piattaforma, perché questo significherebbe condannarla ad un'obsolescenza programmata.

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