Sull'approccio psicologico tra cliente e sviluppatore

Sull'approccio psicologico tra cliente e sviluppatore

Sia che abbiate già dei vostri clienti o che state brigando per averli, è necessario prendere in considerazione l'aspetto psicologico del rapporto tra cliente e sviluppatore / web designer per evitare di andare incontro a delle spiacevoli sorprese (per voi e per loro). Questo aspetto è quasi sempre tralasciato in favore di quello lavorativo ed economico. Ma ad un'attenta analisi scopriamo che entrambi gli aspetti citati dipendono direttamente da quello psicologico. Vediamo perché.

Di solito un cliente entra in contatto con voi o perché ha visitato il vostro sito, o perché ha risposto ad un vostro annuncio o infine perché vi ha trovati su un social network (come Linkedin).

I clienti in genere esordiscono dicendo che hanno un progetto per le mani e che il vostro profilo corrisponde alle loro esigenze. Ci si può fidare di questo esordio? No, almeno per il primo approccio. Infatti è pressoché impossibile tentare di delineare un profilo del cliente al primo contatto, e in genere il primo messaggio è assolutamente vago e generico, tanto che potreste leggerne decine in modo sinottico.

Se il cliente già dal primo messaggio descrive il progetto con parole altisonanti, è chiaro che sta cercando di suscitare il vostro interesse e anche, in modo sottinteso, di creare in voi l’approccio mentale del "chosen", ossia di una persona scelta tra milioni di altre per portare a compimento un'importante missione.

Al contrario, se il cliente descrive il progetto in tono ipersemplicistico, molto spesso lo fa per condizionarvi all'atto della proposta di un preventivo. Per lui progetto semplice equivale a poco costo, ma quasi mai il progetto è di fatto così semplice come lo descrive il cliente.

Altre volte il cliente può parlare per conto di terzi. In questo caso potrebbe letteralmente inondarvi di aggettivi iperbolici per definire l'azienda per la quale lavora, senza tuttavia dirvi il nome dell'azienda.

Se notate, questi pattern comunicativi sono comuni a moltissimi messaggi di questo genere. Anche sul tono del messaggio ci sarebbe da ragionare. Alcuni clienti usano il "Lei", altri vi danno direttamente del "tu". Tenete presente che il tono dei messaggi può essere creato e manipolato ad arte per ottenere un determinato effetto su chi legge. Immaginate ad esempio se I Promessi Sposi esordissero con "Lago di Como: una tranquilla giornata di autunno...". L’effetto sul lettore è diverso, ovviamente.

Alcuni clienti vi invitano, già dal primo messaggio con loro, a contattarli telefonicamente o su Skype. Questa è una mossa del tutto identica ad un colloquio di assunzione: il cliente vuole esaminarvi attentamente, vuole prendervi le misure in un àmbito comunicativo in cui è difficile manipolare il medium comunicativo (come avviene ad esempio per le email o gli instant messages).

Dovete diffidare di questo mezzo di comunicazione quando il cliente deve darvi le specifiche del progetto o degli accordi di tipo economico. Il motivo è ovvio: verba volant, scripta manent.

Infine, ricordate che, una volta riconosciuti questi pattern psicologici, diventa più facile districarsi nel mare magnum dei rapporti di lavoro sul Web.

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