Vita e opere di Friedrich Nietzsche

Vita e opere di Friedrich Nietzsche

Questo post vuole essere una semplice introduzione alla figura di Friedrich Nietzsche, un filosofo che mi ha profondamente colpito negli anni della mia formazione.

Introduzione

«Conosco il mio destino. Un giorno al mio nome sarà legato il ricordo di qualcosa di gigantesco, - di una crisi come mai ce ne furono sulla terra, del più profondo conflitto di coscienza, di una sentenza evocata contro tutto ciò che fino ad allora si era creduto, voluto, santificato. Io non sono un uomo, io sono dinamite». Con queste parole, che oggi suonano quasi profetiche, Friedrich Wilhelm Nietzsche ha consegnato sé stesso alla storia nelle vibranti pagine del suo scritto autobiografico, Ecce Homo (Ecco l'uomo, citazione dal Vangelo secondo Giovanni).

A più di un secolo dalla sua morte, avvenuta a Weimar il 27 ottobre del 1900, l'eco di queste parole non si è ancora spenta, suscitando ancora oggi polemiche ed interpretazioni discordanti. Acclamato all'inizio come "profeta del nazismo", a causa della manipolazione delle sue opere da parte della sorella Elisabeth, ed in seguito esaltato come "filosofo della liberazione", Nietzsche costituisce ancora oggi un "caso" unico nella storia della filosofia contemporanea. Alcuni, come il filosofo marxista György Lukàcs, lo hanno raffigurato come un "distruttore della ragione" o "un maestro del sospetto", altri, come lo scrittore e filosofo Albert Camus, lo hanno considerato come un maestro ed un iniziatore della moderna ricerca filosofica (si vedano in tal senso anche le lezioni che Martin Heidegger dedicò a Nietzsche durante il suo insegnamento universitario, tradotte in Italia nel volume Nietzsche, edito da Adelphi).

La forma aforistica del suo pensiero, fatta di brevi appunti o di slanci poetici (come in Così parlò Zarathustra), non è in sé facilmente riconducibile ad un discorso unitario ed omogeneo, il che conduce spesso ad interpretazioni discordi. In tal senso è utile ricordare che il suo scritto più controverso, La volontà di potenza, non è altro che uno zibaldone di annotazioni di vario carattere a cui Nietzsche non riuscì a dare una forma compiuta. Questi aspetti del "caso Nietzsche" ci aiutano a capire meglio come tale caso resti ancora aperto ed insoluto.

Cenni biografici

Figlio di un pastore protestante, che morì quando Nietzsche aveva quattro anni, compì studi assai accurati ed approfonditi nella nota scuola di Pforta. Iscrittosi all'università di Bonn per seguire corsi di teologia (sotto la spinta della madre), scoprì invece di possedere vivissimi interessi per la filologia classica. Divenuto allievo del celebre filologo Friedrich Ritschl, lo seguì nell'università di Lipsia, dove cominciò ad occuparsi anche di musica e di filosofia (significativa in tal senso la lettura de Il mondo come volontà e rappresentazione di Arthur Schopenhauer). Ancora giovanissimo, a soli 25 anni, pubblicò alcuni lavori filologici che gli valsero, nel 1869, la chiamata alla cattedra di filologia classica nell'università di Basilea.

Nel 1872 esce la prima opera nietzscheana, La nascita della tragedia dallo spirito della musica, che suscitò per la novità delle tesi un aspro dibattito, infuocato dall'intervento del famoso filologo Ulrich von Wilamowitz-Moellendorf, che non esitò a bollare le tesi di Nietzsche come Zukunft Philologie (filologia del futuro). Tra i difensori del giovane studioso si distinse Richard Wagner. La conoscenza del grande musicista sollecitò Nietzsche ad approfondire le proprie riflessioni sulla situazione spirituale del suo tempo e sulla funzione dell'arte e della cultura. È proprio per dar forma sistematica a queste riflessioni che Nietzsche abbandonò in questo periodo lo studio della filologia per dedicarsi alla filosofia. Tra il 1873 ed il 1876 pubblicò la serie delle celebri Considerazioni inattuali, nelle quali attacca modelli culturali negativi (David Strass, l'uomo di fede e lo scrittore, 1873), ne esalta uno positivo (Schopenhaur come educatore, 1874), formula un severo giudizio sullo storicismo contemporaneo (Sull'utilità e il danno della storia per la vita, 1874), e esamina il significato dell'opera e dell'uomo Wagner (Richard Wagner a Bayreuth, 1876).

Nell'autunno del 1876 ragioni intellettuali e di salute indussero Nietzsche a chiedere il congedo dall'università, congedo che diverrà definitivo nel 1879. Una pensione gli consentirà una relativa tranquillità economica. Da quel momento comincerà per lui una vita irrequieta di continui viaggi e spostamenti, alla ricerca di una saluta psico-fisica che non tornerà mai. I continui spostamenti (in Italia, Francia, Svizzera), i dolorosi litigi con gli amici (significativa la rottura con Wagner, nel 1878), non gli impediranno di portare avanti un lavoro filosofico di straordinario rilievo. Nel 1878 aveva terminato Umano, troppo umano. Un libro per spiriti liberi, idealmente dedicato alla memoria di Voltaire, al quale aggiungerà l'anno seguente, come appendice, alcune Opinioni e sentenze diverse. Intanto le sue condizioni di salute peggiorarono a tal punto che egli cominciò a considerare l'ipotesi del suicidio. La nuova appendice di Umano, troppo umano fu Il viandante e la sua ombra (1880), che è quasi un'invocazione della morte. Ma la morte non venne, e nel 1881 uscì Aurora, un'opera che segna una svolta significativa nel pensiero nietzscheano. Successivamente egli pubblicò La gaia scienza (1882), che diffuse al mondo il pensiero sulla "morte di Dio", (Gott ist tot, Dio è morto). Il tono brillante, "gaio" di questi testi sembra legato a un periodo di relativa serenità.

A Roma Nietzsche conobbe Lou von Salomè, una singolare figura di donna intellettuale, destinata a diventare un'intima amica di alcuni fra i maggiori scrittori a cavallo tra Otto e Novecento. La relazione non fu però felice. Lou rifiutò di sposare il filosofo e Nietzsche entrò in una fase di depressione, aggravata dalla rottura con l'amico Paul Rée. Il lavoro intellettuale tuttavia non ne risentì: a partire dal 1883 egli cominciò a pubblicare Così parlò Zarathustra. Nel 1886 uscì Al di là del bene e del male, nel 1887 terminò la Genealogia della morale. Intanto Nietzsche si era trasferito a Torino, dove continuò a scrivere freneticamente le sue opere. Nel 1888 vennero stampati Il caso Wagner e nell'anno seguente Il crepuscolo degli idoli e Nietzsche contra Wagner. Anche L'anticristo ed Ecce homo erano pronti per la pubblicazione, o almeno in inoltrata fase di stesura. Era come se il filosofo presentisse l'imminente fine della sua vita cosciente.

Le crisi nervose erano diventate sempre più frequenti. Nel gennaio 1889, a Torino, quando aveva appena terminato I ditirambi di Dioniso, un attacco più forte del solito lo precipitò per sempre nelle tenebre della follia. Soccorso dal fedele amico Franz Overbeck, fu ricoverato nella clinica per malattie mentali di Basilea ed affidato alle cure della sorella Elisabeth, con cui aveva rotto i rapporti dopo che quest'ultima aveva sposato Bernhardt Förster, un'ambigua figura di ideologo anti-ebraico e razzista. La sorella condivideva le idee del marito (che si era suicidato nel 1889), e dopo la morte del filosofo concepì l'idea di manipolare gli scritti del fratello in chiave positiva, filo-cristiana e filo-tedesca. Nacque così, nel 1906, La volontà di potenza, che Nietzsche aveva solo progettato di scrivere, ma senza mai realizzare il progetto né uno schema definitivo ed attendibile del medesimo. Solo l'opera di riedizione critico-filologica ad opera degli studiosi italiani Giorgio Colli e Mazzino Montanari ha restituito all'opera di Nietzsche la credibilità filologica perduta a causa delle manipolazioni della sorella.

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